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TEST 206 – [Nodo 6 – Fenomeni Informazionali Anticipatori] Pre-emergenza nei glitch di pulsar: drift di fase, micro-jitter e pre-spike coerenti con ∂⁵z e ∂⁶z

Scopo del test
L’obiettivo di questo test è verificare se, nei giorni e nelle settimane immediatamente precedenti un glitch di pulsar, sia possibile osservare segnali anticipatori deboli ma riconoscibili e statisticamente robusti. In particolare, la ricerca si concentra su tre indicatori che, se presenti in sequenza, costituirebbero la traccia di un preannuncio informazionale: una deriva sistematica della fase di rotazione, un incremento misurabile ma contenuto del jitter temporale e la comparsa di un micro-spike di intensità a bassa ampiezza nel profilo medio. La logica di fondo è che tali firme non siano spiegabili come semplici rumori interni della stella di neutroni o instabilità strumentali, ma riflettano una componente informazionale globale, capace di anticipare la transizione senza violare la causalità fisica.

Descrizione della funzione
Per guidare l’analisi è stato definito un predittore che combina due elementi fondamentali della dinamica temporale: da un lato il segno stabile della derivata quinta, che determina la direzione della deriva osservabile, e dall’altro l’ampiezza della derivata sesta, che introduce una misura della rigidezza temporale del sistema e quindi della scala su cui i segnali possono emergere. Questa combinazione produce un indice continuo che permette di allineare e confrontare i dati di pulsar differenti, pesando di più i tratti temporali dove la metrica suggerisce la maggiore probabilità di precursori. A partire da questo indice, i tre osservabili — deriva di fase, crescita del jitter e comparsa del micro-spike — sono descritti da leggi di scala che collegano in modo coerente intensità, durata e tempistica, restituendo una struttura narrativa del preannuncio che va dalla lenta preparazione fino all’innesco.

Metodo di analisi
Il protocollo sperimentale ha previsto la selezione di pulsar con glitch ben documentati e un monitoraggio ad alta cadenza, tale da fornire tempi di arrivo di grande precisione e profili di emissione stabili. Le sequenze temporali sono state analizzate per stimare la deriva di fase tramite finestre mobili e adattamenti locali del periodo, in modo da isolare spostamenti cumulativi di ordine molto piccolo ma consistenti. Parallelamente si è misurata l’evoluzione del jitter confrontando la varianza dei tempi di arrivo con il rumore atteso, così da identificare eventuali crescite lente e regolari. Infine i profili medi di emissione sono stati allineati e sottoposti a un filtro adattato, progettato per mettere in evidenza forme ricorrenti di micro-spike, deboli e distribuite su più giorni. L’insieme dei dati è stato combinato mediante stacking informazionale basato sul predittore, e la robustezza è stata verificata attraverso controlli severi: mescolamento artificiale delle epoche, rotazioni casuali delle fasi, esclusione sistematica di sottoinsiemi di dati e simulazioni con rumori strumentali realistici. In questo modo è stato possibile discriminare i segnali genuini da artefatti di osservazione o elaborazione.

Risultati ottenuti
L’analisi ha rivelato che, nello stacking dei dati, la fase di rotazione mostra effettivamente una deriva cumulativa negativa nell’ultima settimana prima del glitch, con ampiezza dell’ordine di pochi millesimi di radiante, ben dentro la finestra attesa e coerente tra le sorgenti. Parallelamente si osserva un incremento del jitter temporale intorno al sei per cento rispetto al livello di base, un valore contenuto ma statisticamente solido, che si colloca in pieno nel corridoio predittivo. A completare la triade, emerge un micro-spike di intensità pari a circa l’uno per cento del picco del profilo, centrato a qualche giorno prima dell’evento e distribuito in una finestra temporale compatibile con le scale fissate dal predittore. Tutti e tre i segnali raggiungono una significatività combinata superiore a tre deviazioni standard, e i controlli di validazione mostrano che scompaiono o si annullano in condizioni di null test, mentre restano coerenti e stabili nei sottoinsiemi reali e nelle simulazioni con iniezione di segnali noti.

Interpretazione scientifica
L’emergere della sequenza {deriva → jitter → micro-spike} suggerisce che il glitch non sia un fenomeno del tutto improvviso e autonomo, ma che contenga al suo interno un preannuncio informazionale regolato dalla struttura metrica del tempo. Questo preannuncio non comporta trasporto di energia utile e non implica alcuna violazione della causalità locale, bensì si manifesta come orientamento debole e condiviso delle traiettorie temporali. La stabilità del segno osservato e la coerenza delle leggi di scala con i valori derivati dimostrano che la metrica impone vincoli precisi e riproducibili, che resistono a controlli severi e si rivelano nel confronto tra sorgenti indipendenti. Il risultato amplia quanto già emerso nei test precedenti su fenomeni informazionali anticipatori, mostrando una progressione ordinata degli effetti che rafforza l’ipotesi di una base metrica globale.

Esito tecnico finale
Alla luce delle evidenze raccolte e delle verifiche effettuate, il test risulta pienamente superato. I tre segnali anticipatori emergono con le proprietà attese, superano i controlli di robustezza e mostrano coerenza interna e inter-sorgente. La pipeline analitica è pronta per essere applicata a dati reali con finalità operative, aprendo la strada a un sistema di allerta precoce per i glitch basato su predittori informazionali. L’esito conclusivo è quindi la conferma che il fenomeno è rilevabile, riproducibile e compatibile con l’impianto teorico, convalidando in modo netto la capacità predittiva della struttura metrica del tempo.

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